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Storie di vita

Cronaca di una giornata di libertà

Ho deciso di condividere le sensazioni che ho provato nel mio breve permesso premiale: un’emozione che non si riesce a descrivere appieno, credo che ad ognuno di noi faccia un effetto diverso.

Io ho sentito le farfalle nello stomaco “come quando ti innamori la prima volta”, la notte prime di uscire, cioè il sabato 29, non sono riuscito a chiudere occhio.

Al mattino mi sono alzato alle ore 05:30, ho fatto la barba e ho aspettato che aprissero il cancello della cella per andare in doccia, cosa che è avvenuta alle ore 06:30. Fatta la doccia mi sono cambiato ma dopo 5 minuti ero sudato quindi ho rifatto un’altra doccia e ho aspettato prima di cambiarmi perché l’uscita era fissata per le ore 10:00.

Alle ore 09.30 l’assistente mi ha chiamato “permesso premio” in quel momento le farfalle che ti ho descritto sopra hanno iniziato a svolazzare e mi sentivo come se stessi volando. Nel giro di 30 secondi ero giù, quando ho fatto tutto il corridoio per arrivare in matricola quel corridoio mi sembrava immenso come se non volesse finire mai.  

Mentre andavo sapevo che fuori c’era la mia compagna con la mia bambina ad aspettarmi (Aurora che ha compiuto 6 anni il 26 marzo). Quando le ho viste in fondo al parcheggio che sbirciavano per riuscire a vedermi le farfalle senza volerlo hanno iniziato a piangere, la mia bambina ha fatto una corsa per abbracciarmi si è stretta al mio collo ma non è riuscita a dirmi niente finché non siamo arrivati a casa.

Lì si è scatenata e non mi ha lasciato un attimo da solo. Abbiamo giocato tutto il giorno facendo tantissimi giochi, abbiamo anche ipotizzato (cosa che ha scelto lei) che lei fosse la maestra e io l’alunno monello, (sempre da lei suggerito) mentre faceva l’appello io non dovevo essere composto come gli altri bambini e poi tanti altri giochi di cui ancora porto i segni in quanto  mi dovevo buttare a terra mentre correvo.

Le 12 ore sono volate e quindi dovevo rientrare, ma prima sono dovuto passare dal commissariato (come anche quando sono uscito) per il visto.

Lei con la Mamma mi ha aspettato al parcheggio un po’ distante e io le ho detto che andavo a timbrare il biglietto di ritorno. Lei sa che io lavoro con gli aerei infatti quando siamo arrivati davanti al carcere, ha sentito un aereo e mi ha detto:

“Papà questo è il tuo aereo”. “No principessa il mio è ancora dentro ora vado e lo metto in moto”.  “Ok va bene!” mi ha risposto, poi mi ha detto: “Papà io ti saluto sempre quando vedo passare un aereo”. “Anche io Principessa ti saluto e ti vedo che mi stai salutando.”

Ci siamo abbracciati dicendoci che ci saremmo rivisti presto: “Però la prossima volta rimani un po’ di più ok papà?” “Sì gioia mia.”

Ieri ho riavvolto il nastro e ho ricostruito la giornata trascorsa con la mia compagna e la mia Bambina, come detto sopra è un qualcosa di indescrivibile. Il lavoro che sto svolgendo qui a bee.4 mi sta aiutando moltissimo, vuoi moralmente perchè mi fa sentire attivo, psicologicamente mi stimola, ma soprattutto economicamente mi dà la possibilità di contribuire alle spese familiari.

Per cui grazie Marco, grazie bee.4!