Skip to main content
I nostri valori

Il “Taste of pastiera” di bee.4

Un passo verso la costruzione di legami di fiducia

Ci sono gesti e attitudini capaci di generare legami che vanno ben al di là dallo specifico comportamento, ma che dicono qualcosa di vero sui protagonisti di quella relazione. Si fa un gran teorizzare di quelli che sono gli approcci, le tecniche o le alchimie che sono in grado di definire rapporti solidi e durevoli nel tempo…

Questione di approcci alla vita verrebbe da dire, questione di filosofie e scuole di pensiero.

Sempre più la quotidianità delle pratiche di lavoro è fatta anche di relazioni con esperti e consulenti capaci di fornire i loro consigli sulla base di un importante livello di esperienza e di competenza nei vari ambiti dell’attività di impresa.

Siamo immersi in contesti in cui la complessità rappresenta il denominatore comune delle nostre esperienze, una complessità fatta di densità normative, di inaccessibilità degli strumenti e delle tecnologie necessaria a lavorare, di frammentarietà delle relazioni e di messa in comune di tante solitudini.

Oscilliamo in maniera pericolosa tra momenti di cieca e incondizionata fiducia nelle nostre convinzioni, figlie di anni di esperienza, formazione e aggiornamento e competenze acquisite sul campo e momenti di angosciante senso di inadeguatezza una volta a contatto con la fragilità e l’inconsistenza delle nostre certezze, specie in tutte le occasioni in cui vengono messe in crisi e sconfessate.

E allora, tanto professionalmente quanto personalmente, ci mettiamo alla ricerca di aiuto, di supporto, di qualcuno che ci possa accompagnare offrendosi come punto di riferimento in ambiti in cui ci sentiamo poco dotati e in qualche modo vulnerabili per via della mancanza di capacità e competenza.

Già la ricerca di aiuto…. Una dinamica vecchia come il mondo, un movimento di cui tutti siamo stati in qualche modo protagonisti, vuoi nelle vesti di beneficiari, vuoi in quelle dei “fornitori” di aiuto.

Ma cosa sta dietro a queste relazioni? A chi siamo portati a chiedere aiuto? Cosa decreta il successo o l’insuccesso di queste relazioni?  

Quali e quanti sono gli ambiti in cui cerchiamo forme di aiuto e consulenza? Il perimetro di queste pratiche è virtualmente infinito e l’insorgenza di sempre nuovi bisogni e necessità alimenta quello che è diventato un importante mercato dove professionisti offrono le loro competenze per finalità specifiche.

Quali sono i criteri e gli indicatori che ci guidano nella scelta di un professionista a cui chiedere un aiuto per gestire problematiche a cui da soli non saremmo in grado di rispondere in maniera adeguata?

Indicatori di natura tecnica vs. indicatori di natura umana, chi scegliere? Tecnici molto preparati ma con basse capacità relazionali, oppure professionisti dell’empatia e del consenso a buon mercato tecnicamente non molto preparati?

Al di là delle battute il tema dell’individuazione dei criteri di scelta di un consulente ci mette di fronte alla ricerca di un bilanciamento possibile, di un punto di equilibrio tra il piano tecnico e quello umano, con la capacità da parte del nostro consulente di farsi parte viva e partecipe del nostro contesto e delle problematiche specifiche che vorremmo affrontare e risolvere.

Un buon consulente dovrebbe sicuramente adattarsi al nostro linguaggio rendendosi comprensibile anche e soprattutto a chi ha manifestato apertamente una propria carenza di competenze, condividendo in modo chiaro obiettivi e metodi del proprio intervento.

Quante volte ci siamo imbattuti in pratiche consulenziali insoddisfacenti perché non siamo stati capaci di trovare il giusto equilibrio tra fattore umano e fattore tecnico? Quante volte, anche a fronte di persone competenti, non si è riusciti a trovare il giusto linguaggio calibrando nel modo opportuno le reciproche aspettative.

Verrebbe da chiedersi cosa c’entri tutto questo discorso con il titolo di questo breve articolo, dove stia il legame e la relazione tra il tema dell’aiuto e della consulenza ed il tema del “taste of pastiera”.

Che peso hanno i simboli nell’economia della nostra esperienza personale e professionale? A volte ci capita di vivere episodi capaci di trasformarsi in simboli: fatti, esperienze, gesti, in grado di amplificare il loro perimetro semantico, andando a definire vere e proprie risonanze di valore, gesti anche semplici da cui traspaiono dimensioni che ci dicono qualcosa di importante della persona da cui provengono, gesti che generano riverberi capaci di definire legami.

Qualche giorno fa, una nostra consulente impegnata in attività di formazione insieme ai nostri compagni di lavoro del call center, si è prodotta in un gesto di questo tipo, un gesto capace di alimentare un flusso di energia positiva davvero ossigenante per tutti.

Tre meravigliose teglie di pastiera fatta in casa, curata, speciale… preparata per noi, condivisa all’interno del call center tra tutti gli operatori, un gesto di cuore, un gesto libero, fatto con il desiderio di regalare un momento di gratificazione.

Ho pensato a lungo in questi giorni al tempo ed alla cura dedicati da questa persona alla preparazione di questo pensiero, ho pensato alla gratuità ed a cosa l’abbia motivata nel fare quello che ha fatto.

Ho pensato all’onda di riconoscenza e gratitudine che si è generata tra le persone, una riconoscenza legata all’aver compreso in maniera discreta quale e quanta sia l’importanza di gesti simili in contesti come quello in cui viviamo la nostra quotidianità.

Ho capito che quel gesto aveva cementato una fiducia, che peraltro già c’era, e che avevamo costruito nel tempo, gradualmente, senza bisogno di effetti speciali, ma dando prova giorno per giorno di reciproca affidabilità, cura della relazione, attenzione verso quello che stavamo facendo insieme.

Credo che d’ora in avanti come criterio guida nella scelta dei nostri consulenti, introdurremo la prova del “Taste of pastiera”, per capire se lo spirito con cui si approcciano alla nostra impresa sociale, sia davvero quello giusto!

Grazie tante Mariolina, di cuore!