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MISSION

bee4.altre menti è un’impresa sociale nata per rispondere in modo serio e concreto alla richiesta di lavoro qualificato proveniente dalle persone che vivono parentesi della loro vita all’interno di luoghi di pena. Attraverso un approccio al lavoro responsabile, impegnato e puntuale, offriamo servizi lavorativi di alta qualità alle aziende committenti.

La nostra missione è offrire opportunità di riscatto a chi ha incontrato il carcere durante il proprio percorso, sviluppando attività orientate al reinserimento lavorativo all’interno della II Casa di Reclusione di Milano a Bollate.

Promuoviamo il lavoro quale strumento per valorizzare il tempo della pena, contribuendo all’acquisizione delle competenze da parte dei nostri soci collaboratori e offrendo loro opportunità di formazione professionale: entrambi fattori fondamentali per stimolare il cambiamento nello stile di vita dopo il periodo della detenzione.

La nostra cooperativa sociale permette ai propri dipendenti detenuti di saldare mensilmente la quota di mantenimento in carcere, oltre alla possibilità di pagare spese processuali, multe e risarcimenti. Nondimeno, i lavoratori possono provvedere al sostentamento proprio e della propria famiglia attraverso una politica di equa e commisurata remunerazione nel pieno rispetto di quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro applicato alle Cooperative sociali.

MISSION

bee4.altre menti è un’impresa sociale nata per rispondere in modo serio e concreto alla richiesta di lavoro qualificato proveniente dalle persone che vivono parentesi della loro vita all’interno di luoghi di pena. Attraverso un approccio al lavoro responsabile, impegnato e puntuale, offriamo servizi lavorativi di alta qualità alle aziende committenti.

La nostra missione è offrire opportunità di riscatto a chi ha incontrato il carcere durante il proprio percorso di vita, sviluppando attività orientate al reinserimento lavorativo all’interno della II Casa di Reclusione di Milano a Bollate.

Promuoviamo il lavoro quale strumento per valorizzare il tempo della pena, contribuendo all’acquisizione delle competenze da parte dei nostri soci collaboratori e offrendo loro opportunità di formazione professionale: entrambi fattori fondamentali per stimolare il cambiamento nello stile di vita dopo il periodo della detenzione.

La nostra cooperativa sociale permette ai propri dipendenti detenuti di saldare mensilmente la quota di mantenimento in carcere, oltre alla possibilità di pagare spese processuali, multe e risarcimenti. Nondimeno, i lavoratori potranno provvedere al sostentamento proprio e della propria famiglia attraverso una politica di equa e commisurata remunerazione nel pieno rispetto di quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro applicato alle Cooperative sociali.

LA STORIA

2021

Nel mese di febbraio si dà avvio alla prima esperienza di smartworking in cella grazie ad un protocollo operativo assolutamente innovativo per il mondo delle carceri.

La cooperativa muove i suoi primi passi nel mondo dell’Advertisement digitale, sviluppando i sui strumenti di comunicazione sul web.

In primavera parte una nuova collaborazione con un importante operatore del mondo Energy.

A settembre bee.4 sancisce una partnership strategica con un operatore delle telecomunicazioni voglioso di investire nella Corporate Social Responsability e, soprattutto, in un progetto di collaborazione con il carcere.

A settembre prende corpo la collaborazione con Alto Lato e con EI.COM Energia con il primo ciclo di live da Bollate per raccontare bee.4 come impresa sociale e le storie delle persone che ne fanno parte.

2020

A inizio anno la Cooperativa sancisce una nuova collaborazione con un operatore del settore energia per i servizi di customer care e back office, impegnando 6 operatori.

Si avviano due nuove importanti collaborazioni con società del mondo Energy.

bee.4 sviluppa il progetto Ready to Change sostenuto da Fondazione Cariplo con l’obiettivo di migliorare l’organizzazione della cooperativa e per costruire nuove competenze.

2019

In primavera prende il via una nuova importante collaborazione con un’azienda del settore energia, impegnando 8 operatori. Pochi mesi dopo vengono affidate attività di customer care da parte di un importante player del settore energia, coinvolgendo 12 operatori.

2018

bee.4 implementa nuove attività di customer service nel settore energia.

2017

La Cooperativa sviluppa Second chance, il progetto finalizzato al ricondizionamento di attrezzature professionali per il mondo del caffè. A questo si dedicano 12 addetti e 2 esperti del settore.

2016

Si incrementa e si consolida il lavoro nel settore del controllo qualità per conto di un importante gruppo di imprese del settore gomma/plastica. Vengono impiegate 25 addette dall’area femminile del carcere, alle quali si aggiungono 2 figure esterne.

Nei mesi estivi l’attività di customer service per un operatore del settore telecomunicazioni arriva a coinvolgere 36 addetti, oltre a 4 operatori di staff.

2015

bee.4 sviluppa il primo progetto strutturato di customer cervice nel settore energia e contribuisce alla costituzione del Consorzio Viale dei Mille di Milano insieme ad altre 4 cooperative sociali che lavorano negli istituti di San Vittore, Opera e Bollate.

2014

È un anno di crescita e specializzazione per bee.4. impegnata all’interno della II casa di Reclusione di Milano nelle attività di business process outsourcing, rigenerazione di macchine professionali del mondo caffè e settore vending, fino all’ assemblaggio e controllo qualità.

2013

Nel mese di Aprile i soci fondatori costituiscono a Milano la Cooperativa sociale bee.4 altre menti, dando vita a un’impresa sociale che avvicini il percorso di detenzione alla finalità rieducativa della pena prevista dalla Costituzione. Solo pochi mesi dopo bee.4 impegna 3 persone nel settore dell’assemblaggio e 3 operatori nei servizi di natura telefonica. A fine anno sviluppa le prime attività di customer service nel ramo energia.

IL LAVORO IN CARCERE

Nel 1945 i padri costituenti definirono l’orizzonte di senso del fenomeno punitivo. Tutta la legislazione successiva al riconoscimento di questo principio avrebbe dovuto tentare di elaborare soluzioni per dare un senso ai percorsi penali, impegnandosi nella direzione del reinserimento sociale delle persone condannate.

Le carceri del nostro paese accolgono circa 60.000 persone. Le ricerche condotte su questo argomento ci dicono che il carcere di per sé non è in grado di costruire soluzioni per assicurare un futuro migliore per le persone condannate, semmai si verifica il contrario. Senza interventi specifici, senza strumenti capaci di intervenire sulle abitudini dei singoli, tre persone su quattro, esaurito il periodo di tempo della condanna, tornano a compiere reati. Se invece durante il periodo della pena si realizzano inserimenti in percorsi di formazione e lavoro offrendo effettive opportunità di crescita professionale, questo dato crolla a poco più del dieci per cento. Purtroppo il numero di persone che lavorano in carcere è ancora troppo basso. Sono meno di mille i detenuti che lavorano alle dipendenze di imprese private svolgendo compiti e attività legate al mercato esterno.

Il lavoro in carcere rappresenta uno degli strumenti più capaci di riavvicinare la pena alle finalità previste dalla costituzione. Lavorare in carcere occupa il tempo della pena in maniera costruttiva, contribuisce a sviluppare professionalità e attitudine al lavoro, stimola le persone consentendo di non morire di ozio e permette di sostenere le famiglie all’esterno.

Nelle carceri in cui si lavora i problemi disciplinari sono meno frequenti, le persone hanno modo di dedicarsi ad altro che non alle dinamiche tipiche della vita di sezione. Inoltre l’incidenza dei gesti di autolesionismo è molto più bassa, l’attività della polizia penitenziaria è più fluida ed in un contesto di questo tipo è più facile far emergere le condizioni per un cambiamento. Lavorare in carcere è un’idea vincente per tutti.

dea vincente per tutti.

IL LAVORO IN CARCERE

Nel 1945 i padri costituenti definirono l’orizzonte di senso del fenomeno punitivo. Tutta la legislazione successiva al riconoscimento di questo principio avrebbe dovuto tentare di elaborare soluzioni per dare un senso ai percorsi penali, impegnandosi nella direzione del reinserimento sociale delle persone condannate.

Le carceri del nostro paese accolgono circa 60.000 persone. Le ricerche condotte su questo argomento ci dicono che il carcere di per sé non è in grado di costruire soluzioni per assicurare un futuro migliore per le persone condannate, semmai si verifica il contrario. Senza interventi specifici, senza strumenti capaci di intervenire sulle abitudini dei singoli, tre persone su quattro, esaurito il periodo di tempo della condanna, tornano a compiere reati. Se invece durante il periodo della pena si realizzano inserimenti in percorsi di formazione e lavoro offrendo effettive opportunità di crescita professionale, questo dato crolla a poco più del dieci per cento. Purtroppo il numero di persone che lavorano in carcere è ancora troppo basso. Sono meno di mille i detenuti che lavorano alle dipendenze di imprese private svolgendo compiti e attività legate al mercato esterno.

Il lavoro in carcere rappresenta uno degli strumenti più capaci di riavvicinare la pena alle finalità previste dalla costituzione. Lavorare in carcere occupa il tempo della pena in maniera costruttiva, contribuisce a sviluppare professionalità e attitudine al lavoro, stimola le persone consentendo di non morire di ozio e permette di sostenere le famiglie all’esterno.

Nelle carceri in cui si lavora i problemi disciplinari sono meno frequenti, le persone hanno modo di dedicarsi ad altro che non alle dinamiche tipiche della vita di sezione. Inoltre l’incidenza dei gesti di autolesionismo è molto più bassa, l’attività della polizia penitenziaria è più fluida ed in un contesto di questo tipo è più facile far emergere le condizioni per un cambiamento.

Lavorare in carcere è un’idea vincente, per tutti.

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