Con il prossimo 30 giugno si concluderà la collaborazione tra bee.4 e WindTre
Il grande lavoro profuso nei mesi scorsi è sicuramente servito per dare visibilità a questa vicenda ed al problema rappresentato dal venir meno di una importante fonte di lavoro per tutto il comparto dell’economia carceraria ed in particolare per la II Casa di Reclusione di Milano.
Abbiamo avuto modo di raccontare gli impatti di questa decisione nel corso di vari incontri, tra cui una seduta di lavoro della Sottocommissione carceri dedicata a questo problema specifico lo scorso mese di marzo.
Ad essere del tutto sinceri non sappiamo se tutto questo lavoro di relazione e di informazioni abbia raggiunto un obiettivo effettivo.
Le nuove opportunità di collaborazione che abbiamo avviato e/o su cui stiamo lavorando derivano infatti da altre dinamiche di relazione.
In questi giorni ho avuto modo di leggere alcuni tra gli ultimi articoli di Vittorio Pelligra e parte integrante della rivista del Sole 24 ore “Mind the Economy” a proposito di cooperazione e del fenomeno della generazione dei valori pubblici.
Per valori pubblici/beni pubblici intendiamo quei beni di interesse generale di regola “prodotti” da Istituzioni Pubbliche e caratterizzati dalla non consumabilità esclusiva.
Un bene pubblico per definizione non può appartenere ad un singolo individuo ed il suo godimento non limita o pregiudica la fruizione che altri ne possono avere. Mi sono chiesto più volte in che termini quello che facciamo qui a Bollate possa rientrare in questa categorizzazione.
Indubbiamente le organizzazioni che come bee.4 promuovono l’accesso di opportunità lavorative in carcere determinano delle dinamiche e delle ricadute potenzialmente positive nel quadro di un contesto fortemente bisognoso di stimoli e di ibridazioni con l’esterno.
Chi fa questo lavoro allo stesso tempo alimenta beni e dimensioni private (nel quadro di un economia di mercato i beni/servizi acquistati da imprese operanti in carcere non sono stati acquistati da altre imprese operanti all’esterno) così come beni e dimensioni di natura pubblica (qualificazione professionale, opportunità relazionali orientate verso il futuro, riduzione della recidiva, contributo alle esigenze delle famiglie all’esterno).
Non nascondo che sempre nel corso di questi mesi, soprattutto al termine di alcuni incontri “istituzionali” ci siamo chiesti se ed a chi interessasse davvero quello che stava accadendo a Bollate, se questo terremoto in termini di ridimensionamento delle opportunità lavorative all’interno di questo contesto interessasse davvero oppure no.
Uno degli aspetti più stimolanti della riflessione di Vittorio Pelligra ha a che vedere con le dinamiche di costruzione e di mantenimento nel corso del tempo di questi beni: i beni pubblici si alimentano infatti di investimento da parte degli attori sociali e di cooperazione.
In altri termini in un sistema virtuoso le componenti Pubbliche e private cooperano vicendevolmente investendo nella costruzione e nel sostegno di questi beni di interesse generale.
Il sistema va in crisi quando per cause di natura variabile, la cooperazione non si fonda più su un principio di eguale compartecipazione e investimento da parte degli attori, iniziando a presentare delle diseguaglianze e delle defezioni, ovvero attori che pur godendo di questo bene pubblico costruito ed alimentato de facto da altri non partecipano più attivamente alla sua generazione.
Il discorso si fa ancora più interessante quando ci si pone delle domande legate a quelli che sono i fattori di natura umana, relazionale, emozionale, psicologica che entrano in gioco e che nelle pratiche concorrono a condizionare tali dinamiche e tali scelte.
Il racconto di Vittorio Pelligra colpisce e fa riflettere sulla situazione che stiamo vivendo qui a Bollate e sul quella che sia la reale volontà di investimento e cooperazione per creare e sostenere il valore pubblico di un’ esecuzione penale maggiormente capace di creare qualificazione professionale e prospettive lavorativa.
Quante volte in questi mesi ci siamo trovati a confrontarci con timori, ritrosie e timidezze che faticavamo a comprendere data la proporzione del danno a cui stavamo assistendo e d’innanzi al quale talune istituzioni parevano poco o per nulla inclini a mettere in campo spunti, proposte, risposte in qualche modo concrete.
Ben si intenda che con queste riflessioni non intendiamo attaccare nessuno, attribuendo ad altri la responsabilità di non essere ancora riusciti a raggiungere l’obiettivo che ci eravamo dati, ovvero riuscire entro la fine di giugno a ricollocare tutto il personale impegnato sulla commessa WindTRE al 31 dicembre scorso.
A fronte dello straordinario lavoro di promozione realizzato nel corso di questi primi 5 mesi del 2022 e nonostante la presenza di promettenti opportunità di collaborazione questo traguardo non è stato ancora raggiunto avendo ad oggi ricollocato poco più dei 2/3 degli operatori, dovendo trovare ancora una risposta per una decina di loro.
Il punto non sarebbe quindi stabilire l’elenco dei buoni o dei cattivi, quanto piuttosto riflettere e ridefinire la mappatura dei soggetti (pubblici e privati) disponibili a mettersi in gioco in questa dinamica di costruzione e preservamento di un bene pubblico quale la diffusione di lavoro qualificante all’interno del carcere.
Comprendere quali siano i soggetti disponibili ad investire tempo, energie, progettualità, competenze assumendosi i rischi necessari ed assicurando la dovuta dose di coraggio, motivazione e determinazione?
Mappatura di organizzazioni e Istituzioni ma anche e soprattutto network di persone disponibili a condividere una visione rispetto a questo tema specifico.
Del resto nel corso di questi anni abbiamo sempre sostenuto il valore delle dinamiche di mercato, facendo leva sul fatto che lo sviluppo del modello di business di bee.4 all’interno del carcere di Bollate derivasse essenzialmente dal riconoscimento positivo che il mercato, attraverso i suoi attori, aveva tributato ai servizi proposti dalla cooperativa.
Quasi a decretare la circostanza che in questo ambito specifico il mercato ed i suoi interpreti fossero gli interlocutori principali dell’opera di costruzione di quei beni pubblici a cui abbiamo fatto fin qui riferimento.
Va detto che questa fase di delicata transizione in cui ci siamo trovati coinvolti ci ha permesso di fare i conti con le nostre fragilità e da un certo punto di vista anche con la nostra precarietà, dandoci modo di interrogarci rispetto all’ingaggio dei nostri compagni di viaggio e capendo su quali relazioni si potesse davvero immaginare di costruire il presente ed il futuro dello sviluppo di questa esperienza di lavoro in carcere.
Le aziende che si approcciano a bee.4 ed ai servizi che offriamo qui a Bollate sono evidentemente libere di sceglie se condividere il “commitment” etico e sociale a monte del nostro progetto oppure se limitarsi alla sfera puramente funzionale/operativa legata ai servizi stessi.
Da un punto di vista operativo il nostro approccio al lavoro ed agli standard di servizio resta equivalente in entrambi i casi ispirandosi a logiche di massima efficacia/efficienza ed alla soddisfazione del cliente.
La differenza che possiamo/dobbiamo cogliere riguarda invece il piano più strategico e di prospettiva, imparando che dietro alla scelta di condividere l’ingaggio etico e sociale esiste una motivazione ed un investimento da parte dei nostri partner che può fare la differenza nel momento in cui dovessero venir meno le condizioni favorevoli a rendere possibili tali collaborazioni.
La conclusione di un rapporto di collaborazione per quanto positivo possa essere stato fa indubbiamente parte delle cose. Il punto non è tanto questo, quanto il percorso che è possibile seguire ogni volta che si si trova di fronte ad una scelta di questa natura.
La qualità del percorso di uscita può infatti fare la differenza in termini sostanziali tra la creazione di un danno permanente ed il positivo proseguimento di un percorso progettuale.
Quello che è certo è che in questi mesi abbiamo scoperto di essere meno soli e isolati di quello che immaginavamo e che per quanto difficile possa essere assorbire la conclusione della nostra più importante commessa di lavoro, passo passo stiamo tentando di oltrepassare l’ostacolo.
Stiamo coinvolgendo nuovi attori, nuove energie, nuove intelligenze trasformando questo accadimento di per sé negativo in una nuova occasione di rilancio e ripartenza.
In conclusione di questo pensiero un ringraziamento sincero ad alcune persone in particolare che hanno dimostrato di esserci e di voler bene a bee.4 ed al lavoro che cerchiamo di portare avanti:
Grazie a Fabrizio Imperadore, Amministratore delegato di Ei.com ed a Marcello Minuti Fondatore di Alto Lato, grazie alle persone che lavorano in Eolo Spa ed in particolare a Daniela Daverio, Lucia Pacini, Roberta Mancin, Ilaria Pasquali e a tutti i loro collaboratori, grazie a Fabio Guzzi di NeN Energia, Giuseppe Rebuzzini e Carlo Campagnoli di Met, a Pierluca Scoccimarro del gruppo Roma Gas, grazie al gruppo SIF Italia Spa, grazie a Massimiliano Licitra e Giulia Bardini di Axpo, grazie ad Alessio Coltro di Global Power, grazie ad Anna Roscio e Gabriele Ronco di Banca Intesa, grazie di cuore a Chiara Santambrogio, Daniela Airaghi, Maurizio Mesenzani, Valentina Serri e Mariolina Sammarco.
L’appello finale non può che indirizzarsi al mondo delle imprese ed ai suoi attori, a chi ancora crede che nei luoghi di pena non sia possibile trovare altro se non ozio senza riposo e persone incattivite dall’inattività e da storie di marginalità.
A tutte le imprese, e sono molte, che si pongono delle domande in termini di sostenibilità ambientale, economica, sociale dei propri modelli di business, a tutte quelle imprese che intendono differenziarsi sostenendo attività capaci di generare impatti importanti sui contesti in qui abitano.
A quelle imprese che vogliono trasmettere al loro personale valori ed esempi concreti da seguire, a tutte queste imprese chiediamo di approcciarsi a bee.4 ed al lavoro in carcere con interesse e curiosità, venendo a visitare i nostri spazi, incontrando le persone che operano qui tutti i giorni e capendo insieme a loro se esistano o meno i presupposti di qualità serietà economicità e competenza per poter dare avvio ad una collaborazione.
Nella nostra esperienza questo movimento di apertura e di curiosità può davvero fare la differenza.
Marco Girardello