Skip to main content
I nostri servizi

Le principesse del laboratorio di lavorazioni di bee.4

Ogni volta che entro a Bollate (nel carcere più all’avanguardia d’Italia, un “paese” di 1400 e più abitanti, un insieme di vite accumunate dal Reato – da scontare o da sorvegliare) mi domando dove siano le donne. Io, donna, mi chiedo dove siano le donne.

Certo, qualche donna si vede: un paio nel call center e alcune fra il personale che gira nei corridoi. Qualcuna in divisa, altre in borghese. Ma le donne, le donne carcerate, dove sono?
Le donne detenute, coloro che si contano sulle dita di neanche 10 mani. Un piccolissimo mondo all’interno di Bollate. Un mondo a parte, dove non ci sono tante iniziative di cooperative sociali, purtroppo, e dove è difficile entrare. Di proposte in passato ce ne sono state, ma poi ci si è concentrati su altre priorità, e le donne o lavorano in poche cooperative o non si sa bene come trascorrano le giornate.

Con il supporto di Luisa di Oltre Le Mura e di Marco Girardello sono stata coinvolta in un progetto di Counseling per le donne del laboratorio di bee.4.

Ma dove è quel laboratorio di bee.4?
Per motivi di sicurezza, è “al di là”.
Al di là della sezione centrale, al di là del vivaio.
Al di là di una porta spessa, che si apre solo con chiavi enormi, d’altri tempi.
Vengo presentata da Marco e da Mary, la responsabile delle Lavorazioni. Presentiamo insieme il progetto di Counseling di gruppo.

Davanti a me ho tanti occhi che mi guardano e parlano senza pronunciare una parola.
Come di fronte a qualsiasi nuova sfida, ho considerato la mia emozione, e mi sono tranquillizzata astenendomi da qualsiasi tentazione di creare un incontro di group counseling strutturato.

Mi sono rifatta all’idea, sana e rispettosa, di accogliere quello che arriva dal gruppo, perché lo spazio di counseling di gruppo è del gruppo e avviene per e attraverso il gruppo. Mi sono tranquillizzata pensando che avrei potuto cogliere, con curiosità, il qui & ora portato dal gruppo.

Ma da quale gruppo?
Un gruppo di donne ferite. Di donne che per strada quasi certamente evitiamo. Di donne che se son lì hanno avuto qualche tema giudiziario, certo, ma che attraverso il lavoro danno un senso e una speranza ai loro giorni di detenzione.
Non sono mai sola quando attivo un gruppo di lavoro.

C’è il gruppo stesso con me. Queste donne sono state per me una sorpresa: mi son trovata in un ambiente veramente difficile (poco spazio per lavorare, e un odore di gomma molto acre nell’aria) ma le 12 donne (sedute in cerchio con me) hanno inteso immediatamente la proposta: lavorare sulla propria consapevolezza, per comprendere meglio se stesse e per avere, anche se solo per pochi significativi istanti, una alternativa.

Un proverbio inglese recita: “Beggars cannot be chooser”, cioè: chi mendica non può scegliere.
I momenti che condivideremo nel gruppo di counseling possono proporre una alternativa, per fare una scelta, per non essere mendicanti di esistenza.

Ho lavorato con loro con gli strumenti di creatività che normalmente utilizzo con i gruppi di counseling.
“…e ora, ognuno di voi scelga una carta fra le carte che vedete sul pavimento e per presentarsi racconti il motivo della sua scelta”.

Non riesco a raccontare per iscritto la ricchezza che è emersa da questa prima attività.
Ne abbiamo realizzato un cartellone, colorato, cercando di cogliere le parole pronunciate in italiano con accenti africani, sud americani, est europei, italiani.

Sono entrata nel laboratorio delle Lavorazioni in gomma della cooperativa bee.4 nel reparto Femminile del Carcere di Bollate sabato 23 aprile, giorno di San Giorgio.

Mi aspettavo di dovere lottare come San Giorgio con un dragone. Solo che, come scrive Rilke “Forse tutti i draghi della nostra vita sono principesse, che attendono solo di vederci una volta belli e coraggiosi. Forse tutto l’orrore non è in fondo altro che l’inerme che ci chiede aiuto.”

Ringrazio allora le Principesse del Laboratorio di Lavorazioni di bee.4.

Daniela Airaghi, Counselor Associazione Pykinà