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In carcere per insegnare un lavoro: continuare a imparare per far imparare gli altri

“Quando ho accettato di fare affiancamento agli operatori Sielte in carcere, mi aspettavo di trovare un ambiente cupo dove avrei respirato un’atmosfera di chiusura. Mi è bastato mettere piede in bee.4 per capire che mi sbagliavo”.

Federico, 26 anni di Rimini, è impiegato per la società di telecomunicazioni Sielte ed è specializzato nella programmazione da remoto per i tecnici in campo. Da circa un mese entra a Bollate ogni mattina ed esce ogni sera. Il suo ufficio è in bee.4, dove si occupa di formare gli operatori interni sull’utilizzo dei programmi utili a fornire un servizio di qualità ai clienti.

“Sono già stato impegnato nell’affiancamento in azienda ma mai all’interno di un Istituto penitenziario. Alcuni colleghi prima di me avevano provato questa esperienza e mi hanno incoraggiato a sperimentarmi nel lavoro qui dentro, certi che mi avrebbe dato tanto. E avevano ragione.

Le giornate in bee.4 sono delle normalissime giornate lavorative, proprio come quelle in qualsiasi ufficio. Non ho avuto alcuna difficoltà ad approcciarmi alle persone anzi, abbiamo creato fin da subito una bella sinergia nel team Sielte.

Credo però che il vero valore aggiunto sia la soddisfazione che provo alla fine di ogni giornata per la motivazione e l’interesse che gli operatori dimostrano verso il lavoro. Ognuno di loro segue con attenzione ogni indicazione e fa tante domande. A volte mi capita di non saper rispondere nell’immediato quindi la sera torno a casa, cerco informazioni e gliele riporto il giorno successivo. Il loro atteggiamento mi spinge a imparare per farli imparare. È estremamente appagante.”

A confermare le sue parole è Marcel, 52 anni, detenuto a Bollate negli ultimi cinque, che grazie ad un corso per l’utilizzo del programma CCNA seguito tre anni fa, si trova a far parte del team Sielte che Federico sta formando.

“I ragazzi di Sielte – così chiamiamo gli operatori esterni – ci seguono con competenza e pazienza. Essere affiancati da professionisti che entrano in carcere per insegnarci un lavoro, ci fa sentire degli operatori alla pari di chi svolge le stesse funzioni all’esterno. Personalmente, mi sento responsabile del mio lavoro e fortunato per questa opportunità. Questo rappresenta per me l’impiego per Sielte in bee.4: un’opportunità che mi stimola mentalmente e mi invoglia a fare meglio. Sono sempre stato una persona attiva, volenterosa di imparare e di scoprire qualcosa di nuovo. Non mi era, però, mai successo prima di uscire da lavoro e avere già voglia di ricominciare. Adesso è così”.

E Federico quale messaggio si porta a casa dopo un mese di lavoro in carcere?

“Ho avuto la conferma che non si possono giudicare le situazioni da fuori, né darle per scontato seguendo dei preconcetti. Consiglio a tutti gli esterni un’esperienza in bee.4. Prima di iniziare non lo avrei mai detto ma oggi potrei seriamente considerare l’idea di fare il mio lavoro qui, dentro al carcere”.