Skip to main content

“I fatti della vita non sono semplici. Ne si può dire di conoscerli se non li vivi pienamente.

Non occorrono troppi esempi, della vita a modo nostro siamo tutti un po’ maestrine, di fatti della vita siamo pieni ognuno con i propri.

Ci riteniamo tutti un po’ vissuti, tutti un po’ esperti tutti a modo nostro, con quel che sono state testimoni le nostre vite e i nostri occhi.

Questo dovrebbe farci consci e illuminati che per sapere bisogna vivere, che per entrare nell’essenza di un capire bisogna provare. Senza questo non ci sono parole o esempi che bastano a far capire una situazione.

Si potrà essere introdotti nella teoria, ma la pratica è cosa ben diversa.

Tanto più questa introduzione vale a presentare il posto dove siamo: La Galera.

Non un posto qualunque, non un posto che puoi dire di conoscere pur essendone informato, un posto che non puoi nemmeno immaginare se non ci sei stato.

Provare a passare nei corridoi, per quegli spazi mai troppo ampi, sempre rinchiusi tra ferro e cemento, l’aprirsi e il chiudersi dei cancelli, ma chissà perché ne registri solo la chiusura, è quella che fa più male.

Di ogni chiusura senti il suo fragore, non è mai piano, non è mai lieve.

Qui il ferro non è mai accompagnato ma sempre sbattuto, qui il cemento sembra ancora più armato per rapinarti della tua voglia di vivere. Tutto sembra pensato dalla mente di qualche diavolo perché tu non possa trovare la pace, perché tu non possa stare in pace con te stesso.

Ma è solo l’inizio, quando si chiude alle spalle l’ultimo blindato, senti d’aver perso, tutto il tuo mondo che fino a due ore fa, era ancora vivo intorno a te, era ancora tuo.

La solitudine tutti pensiamo d’averla provata, almeno qualche volta, ma la solitudine senza la libertà è quella inconsolabile, quella che non da vie d’uscita, quella che può diventare nera. La solitudine, di quell’ultimo blindato lasciato alle tue spalle chiuso, con te dentro, la solitudine non è un sentimento in quel momento è solo cemento, con nient’altro intorno, senza un orizzonte.

Hai sempre bisogno di un minimo per continuare, non grandi cose, di grandi progetti con speranze ma almeno di un illusione. Che ti possa ingannare, tu lo sai, ma ti può andare ugualmente bene serve comunque ad andare avanti, a non impazzire di cieca solitudine. Anche illudersi funziona da compagnia.

Non permettere mai alla più letale delle tue amiche di soffocarti tra le sue spire: la solitudine.

Un orizzonte fatto delle quattro mura di una cella non funziona, una vita senza speranza e nemmeno un illusione lasciata non funziona, per troppi ‘’ragazzi’’ ancora oggi invece il cappio di una corda fatto col lenzuolo appeso alla sbarra più alta, funziona.

Ogni umano ha bisogno di veder girare qualcosa intorno a lui, nonostante tutto, nonostante quel che abbiamo fatto, se si vuol fermare tutto, toglierci tutto ci sarà chi, o troppo forte, o troppo debole, non accetterà mai questa regola.”

Edoardo