Lavoro e carcere: la riforma CNEL della legge Smuraglia
è ferma in Parlamento
Giace in Parlamento dal 17 giugno dello scorso anno il Disegno di Legge presentato dal Cnel (Comitato Nazionale Economia e Lavoro) che prevede l’ampliamento delle agevolazioni contributive e fiscali a favore delle aziende che assumono detenuti tanto per il lavoro inframurario quanto per coloro che possono accedere a misure alternative. Un provvedimento alla cui stesura ha contribuito in modo fattivo e costante anche bee.4 portando l’esempio, il modello vincente di quanto fatto a Bollate e, da alcuni mesi, anche a Vigevano. L’obiettivo del Ddl è di implementare le facilitazioni già previste dalla cosiddetta “legge Smuraglia” che regolamenta questo ambito. L’auspicio – se e quando sarà approvato – è di agevolare e attirare imprese superando il luogo comune secondo il quale negli istituti di pena non valgano e non possano trovare attuazione i criteri di professionalità, preparazione, qualità del servizio e del prodotto, capacità, volontà e dedizione. Ogni persona ha molto spesso un vissuto anche professionale, un presente da vivere e un futuro per cui gettare le basi anche tramite l’opportunità di riscatto e reinserimento rappresentata dal lavoro. La cooperativa bee.4 ne è la prova tangibile, offrendo alle aziende un servizio con precisi ed elevati standard qualitativi uniti ad un costo competitivo per i clienti anche grazie ai benefici legislativi vigenti, assicurando ad oggi un’occupazione a tempo pieno a circa 200 persone. Il lavoro è inteso come strumento rieducativo e all’individuo è richiesto il preciso e puntuale rispetto dei doveri conseguenti e, al contempo, vengono assicurati diritti e tutele.
La revisione della legge Smuraglia riveste particolare importanza e urgenza. Lo confermano i numeri: su 62.165 detenuti (dato aggiornato al 28 febbraio 2025), a fronte di 51.323 posti, i ristretti che lavorano sono 20mila (32%). Il dato, però, può trarre in inganno. Di questi, solo tre mila sono assunti da aziende esterne (il 4,80%), mentre il resto è alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria. Si tratta di lavori estemporanei interni, che occupano il detenuto per uno o due mesi al massimo e solo per alcune ore al giorno, affinché, grazie alla turnazione, durante l’anno possa “lavorare” il maggior numero possibile di persone. Si tratta di mansioni legate alla pulizia dell’istituto, alla cucina o altre necessità interne. Un impegno temporaneo, limitato e non inserito in un progetto e in un processo di riqualificazione, formazione, occupazione permanente e riscatto.
Il tema carcere è stato affrontato nelle scorse settimane, forse per la prima volta in modo così esteso e puntuale, dal quotidiano economico di Confindustria, “Il Sole 24 Ore”, che ha compiuto un viaggio con undici tappe in altrettante strutture detentive. Nell’articolo conclusivo di Raffaella Calandra intitolato “Carcere, tutti i nodi di un mondo che riguarda l’intera società” emerge chiaramente quanto fatto (poco) e ciò che resta da fare in un quadro immutato rispetto agli annunci. Preoccupa la perdurante emergenza legata al sovraffollamento. L’aumento del trend dei nuovi ingressi sta portando al collasso una situazione già ben oltre il limite: +2062 nel 2022; + 3.970 nel 2023; +2828 nel 2024. Una situazione che spiega casi come i 15 detenuti in cella con un bagno a Canton Mombello. Il 20 febbraio scorso il commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, Marco Doglio, ha presentato un programma fino al 2027 con la previsione di creare settemila nuovi posti letto, che dovrebbero essere recuperati tramite la ristrutturazione di celle fuori uso (4.449 al 19 novembre); dagli otto padiglioni previsti nel Pnnr (Vigevano, Rovigo, Ferrara, Viterbo, Perugia, Civitavecchia, Santa Maria Capua a Vetere) e da nuove costruzioni con moduli prefabbricati da installare all’interno del perimetro del carcere. A Verziano (Bs) il nuovo plesso sorgerà dove ora si trova il campo da calcio. Sull’utilizzo dei milioni stanziati per questi interventi si attende un decreto del presidente del Consiglio dopo un confronto con la Ragioneria dello Stato. In sintesi, bisogna trovare i soldi per passare dai progetti ai fatti. I detenuti con meno di un anno di pena sono 8.087 (al 31 dicembre 2024) e altri 8.422 con pene fino a due anni: al legislatore, quindi, basterebbe poco per risolvere il tema sovraffollamento, ma manca la volontà politica per farlo. Resta alto anche il numero di tossicodipendenti,18mila al 30 giugno 2024 (il 30%) e il dilagare delle malattie psichiatriche. Da ultimo, il problema della marginalità, con vicende di detenuti che, pur potendo accedere a misure alternative restano in cella perché senza casa né un’occupazione per sostenersi. E qui torna il ruolo determinante del lavoro.
Concludendo il suo viaggio, la giornalista del Sole aggiunge una nota estremamente pertinente e condivisibile: “ecco, questo mondo potrà cambiare solo quando, anche nei piccoli gesti, tutti concorreranno affinché i detenuti respirino un’aria diversa, come disse il presidente Mattarella. Per questo, anche se tutti noi forse ci crediamo assolti, in realtà, parafrasando De André, siamo lo stesso coinvolti”.