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Includere per crescere: l’esperienza di ELIS nel carcere di Bollate | 11 novembre 2025

By 12 Novembre 2025Dicembre 4th, 2025No Comments

ELIS a Bollate: un Social Demo Day dedicato
al lavoro in carcere e all’inclusione sociale

Aprire il carcere al mondo esterno serve a capire quanto il confine tra “dentro” e “fuori” sia più fragile di quanto sembri. Qui vivono persone che stanno scontando una pena e che ogni giorno studiano, lavorano, imparano mestieri, mantengono un legame con le loro famiglie e provano a dare forma a un futuro diverso. Chi entra capisce che per conoscere davvero il carcere non bastano i dati o i racconti: bisogna ascoltare le persone, osservare il loro lavoro, vedere come nascono le competenze e come crescono le responsabilità.

Martedì 11 novembre, il nuovo Social Demo Day di “Includere per crescere”, organizzato da ELIS, ha permesso a molte imprese, CEO e manager di vedere da vicino il circolo virtuoso dell’economia carceraria. Hanno visitato i reparti di bee.4, visto come ci si organizza, parlato con chi lavora ogni giorno in officina, nei servizi telefonici e nei laboratori di rigenerazione tecnica. Per molti è stato sorprendente scoprire che un’attività svolta qui dentro richiede la stessa precisione, lo stesso ritmo e la stessa cura che troverebbero in qualunque azienda esterna.

Durante la visita si è parlato anche del contesto più ampio. In Italia, la maggior parte delle persone detenute non ha accesso a un lavoro stabile o a un percorso di formazione. Le conseguenze si conoscono e, senza un’alternativa concreta, il ritorno in carcere diventa molto più probabile. Dove invece esistono progetti che uniscono formazione, lavoro e accompagnamento, il rischio di ricadere negli stessi errori si abbassa in modo significativo. Bollate ha costruito negli anni un modello che dimostra tutto questo, con molte più attività lavorative rispetto alla media nazionale, una presenza costante di imprese e cooperative e uno sforzo comune per preparare le persone alla vita che ritroveranno fuori.

Il direttore Giorgio Leggieri ha ricordato come questo non sia il risultato di un’azione singola, ma di un lavoro condiviso che coinvolge amministrazione penitenziaria, imprese, territorio e realtà sociali. Quando i percorsi funzionano, non c’è solo un beneficio individuale: cambia l’ambiente interno, si rafforzano le competenze, si riducono le tensioni quotidiane e cresce la fiducia di chi lavora e di chi studia. È un effetto che si allarga, raggiunge le famiglie e si riflette sulla comunità.

Per noi di bee.4 è stata l’occasione per raccontare dove siamo arrivati: 282 persone coinvolte nel 2024 in un lavoro continuativo. È il risultato più alto dalla nascita della cooperativa e racconta un passaggio importante. Significa che molte più persone stanno costruendo un reddito, stanno acquisendo competenze professionali e stanno portando un contributo concreto alle loro famiglie. Significa anche che, una volta uscite, avranno basi più solide da cui ripartire.

Per noi è stato molto importante ascoltare le parole e le impressioni dei professionisti presenti. In molti hanno condiviso ciò che li aveva colpiti: la serietà vista nei reparti, la forza delle motivazioni personali, il valore delle relazioni tra colleghi. Qualcuno ha detto che un’esperienza così aiuta a guardare al proprio ruolo in modo diverso, perché mostra cosa può nascere quando l’inclusione non è un gesto simbolico ma una scelta organizzativa.

“Includere per crescere” crea proprio questo tipo di incontro: avvicina imprese che vogliono rendere più responsabili le loro filiere a realtà — come bee.4 — che uniscono qualità del servizio e impatto sociale. È un percorso che sta coinvolgendo sempre più aziende, interessate a lavorare con fornitori capaci di generare valore economico e, allo stesso tempo, opportunità per persone che rischierebbero di restare ai margini.

Alla giornata erano presenti anche rappresentanti delle istituzioni, che hanno ricordato quanto sia importante costruire un sistema dove pubblico e privato collaborano in modo stabile. L’inclusione, quando è fatta bene, produce risultati che riguardano tutti: riduce i costi sociali della recidiva, rafforza le comunità, migliora la sicurezza e apre possibilità a chi, per un periodo della propria vita, ha dovuto fare i conti con un errore.

Questo Social Demo Day ci ha confermato quanto sia raro, per chi arriva da fuori, vedere da vicino come si lavora davvero in carcere: reparti attivi, persone concentrate, attività che avanzano, una quotidianità che spesso non si immagina quando si parla di detenzione.

Un grazie a ELIS per aver creato questo spazio di confronto e a chi ha partecipato con attenzione, rispetto e senza pregiudizi.