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“Non dimenticatevi dei lavoratori”: l’eredità di Papa Francesco e la voce del carcere

By 8 Maggio 2025No Comments

“Non dimenticatevi dei lavoratori”:

l’eredità di Papa Francesco e la voce del carcere

L’ultima uscita pubblica di papa Francesco pochi giorni prima di morire è stata la visita ai ristretti del carcere di Rebibbia a cui aveva rinnovato la vicinanza, la solidarietà e portato un tangibile segno di speranza. Una scelta in continuità con l’apertura della Porta Santa nel medesimo carcere il 26 dicembre scorso in occasione del Giubileo della Speranza. Un gesto dal valore simbolico, che andava ben oltre la connotazione religiosa, ma toccava aspetti sociali, politici, etici, per ribadire, gridare all’Italia e al mondo il dovere di prestare attenzione ai carcerati e alle condizioni della detenzione.

Francesco non è mai stato nella casa di reclusione di Bollate, ma aveva avuto modo di ascoltare le parole di un detenuto del carcere milanese in un’occasione molto particolare. Era il 24 settembre 2022. Il pontefice aveva convocato ad Assisi giovani imprenditori, economisti, studiosi, lavoratori e universitari, invitandoli con una la lettera aperta con la quale poneva sul tavolo le emergenze del mondo: dal cambiamento climatico alla custodia dell’ambiente, dal predominio della finanza a scapito dell’economia, al rispetto, il valore, la dignità del lavoro e dell’individuo contrapposta alla cultura dello scarto e dell’emarginazione degli ultimi, proponendo un nuovo modo di intendere e sviluppare l’economia ispirandosi all’insegnamento, all’esempio e lo spirito di Francesco d’Assisi. Il titolo, emblematico e profetico, divenne poi il nome di un’associazione mondiale tutt’oggi operante: The Economy of Francesco (EoF).  

Tra i partecipanti c’era anche Andrea, dipendente della cooperativa sociale bee.4, che opera all’interno delle carceri di Bollate e Vigevano assicurando formazione e lavoro ai detenuti. Una testimonianza a cuore aperto, in spontanea sintonia con il pensiero di papa Francesco, che nel corso del pontificato ha concretamente e costantemente dimostrato la vicinanza umana e spirituale ai detenuti lanciando ripetuti quanto inascoltati appelli sull’emergenza carceraria italiana. “Non avrei mai pensato di trovare in carcere una realtà come bee.4, un ambiente di lavoro speciale, dove si perde la percezione del carcere, dove l’essere umano può veramente rinascere” ha affermato Andrea rivolgendosi al Santo Padre, “il lavoro restituisce la dignità e nella nostra cooperativa ogni individuo, attraverso l’impegno, la costanza, la serietà, la fatica, può vivere il significato dell’inclusione sociale. Oggi ho un lavoro che mi permette di pensare e credere a un futuro diverso e concreto, contribuendo a creare un carcere da cui si esca migliori di come si è entrati”.  In apertura dell’intervento Andrea ha riconosciuto la gravità del reato, la consapevolezza del danno arrecato, l’assunzione di responsabilità, ma ha anche ribadito con forza la funzione riabilitativa della pena: “le persone sbagliano, ma l’uomo è più grande del proprio errore. Ogni uomo e donna detenuti hanno un grande potenziale che deve solo essere scoperto e ciò accade se è messo nelle condizioni per poterlo fare. Una persona che comprende il proprio sbaglio difficilmente lo ripeterà”.

La risposta di papa Francesco non ha deluso le migliaia di partecipanti, che anche dopo la sua recente scomparsa ne stanno portando avanti l’insegnamento. “Voi dovete riprendere l’attività economica dalle radice umane, così come sono state fatte” ha esortato il pontefice, “voi siete chiamati a diventare artigiani e costruttori della casa comune, una casa che sta andando in rovina. Occorre un cambiamento rapido e deciso. E vi dico la verità: per vivere su questa strada ci vuole coraggio e alcune volte un pizzico di eroicità. Chiediamoci allora se stiamo facendo abbastanza per contribuire a cambiare questa economia. Forse la risposta non è in quanto noi possiamo fare, ma in come riusciamo ad aprire cammini nuovi, perché gli stessi poveri, gli ultimi, gli invisibili, possano diventare i protagonisti del cambiamento, perché diversamente le comunità diventeranno sempre più fragili e frammentate”. Il cambio di visuale, di prospettiva, di azione proposto da Francesco trova un pilastro nel tema del lavoro, del “lavoro degno”.  “Non dimenticatevi del lavoro, non dimenticatevi dei lavoratori, il lavoro delle mani, non solo delle idee, del lavoro per tutti. È già la sfida del nostro tempo e sarà ancor di più la sfida del domani. Senza un’occupazione degna e ben remunerata i giovani – ma non solo – non diventano veramente adulti e le disuguaglianze aumentano. Senza lavoro si può sopravvivere, ma non si vive bene. Perciò, mentre create beni e servizi, non dimenticatevi di creare lavoro. Nei momenti cruciali della storia chi ha saputo lasciare una buona impronta lo ha fatto perché ha tradotto ideali, desideri, valori in opere, ma ci vuole concretezza, impegno quotidiano. Se restano solo idee si ammalano, perché le idee sono astratte. Conto su di voi”.