Entravo in carcere il 21 marzo 2019, era un giorno luminoso, ma tutto mi sembrava tremendamente buio. Mi aveva portato in questo luogo una lunga battaglia legale, logorante, estenuante, al punto che pensavo l’ingresso come una “liberazione”.
Pensavo avrei lasciato fuori tutte le angosce, le contraddizioni, le ipocrisie di una vita, quella dorata e agiata che avevo conquistato con una professione appagante e in vista per la società in 24 anni di professione legale come avvocato: successo e benessere goduti sino all’errore dettato dalla perdita di umiltà.
La fuori lasciavo tutto: il ruolo sociale conquistato, il benessere, gli affetti e lo status …entravo in questo luogo di espiazione con l’angoscia di aver azzerato una vita e la paura di un domani in cui tutto appariva incerto e indecifrato…
Cosa avrei fatto? Come mi sarei mantenuto? come avrei potuto ricominciare a 55 anni senza saper fare alcunché di diverso da quello che avevo fatto…?
In carcere mi sono azzerato, ho accettato di ripartire …dovevo accettare di ri-cominciare nella disponibilità a mettersi in gioco, accettare di dover imparare un nuovo mestiere dimenticando quello fatto in libertà, conscio che quello che sapevo fare non sarebbe servito se non a stimolare la “nuova” voglia di risalire.
Una strada tutt’altro che agevole… Un esercizio difficile, più facile a dirsi che a farsi.
Ho avuto la fortuna di partecipare ad un bando per l’assunzione al Call Center di bee.4: non sapevo neppure cosa fosse un call center, avevo avuto contatti da utente.
L’esperienza ricordo non era stata delle migliori: rigidità e supponenza, distacco e giudizio negativo negli interlocutori che avevo incontrato dall’altra parte del telefono; qualche discussione e tanta insoddisfazione.
Ricordo il colloquio di selezione: condizionato fortemente dal mio stato di neo-detenuto, fragile emotivamente, carico del senso di sconfitta che mi portavo dentro…
Pensai subito che non sarei mai stato preso.
Ebbi un fortissimo senso di inadeguatezza: come? Io che ero un avvocato, esperto, acculturato e forbito nel parlare?! Mi sentii profondamente inadeguato.
Quando mi comunicarono che ero stato selezionato, ricordo fui assalito da una angoscia destabilizzante: sarò in grado di fare questo lavoro?
Ci volle qualche giorno per realizzare che potevo farcela, a condizione di dimenticare quello che ero stato, a condizione di accettare di mettermi in gioco… di tirare fuori la voglia di imparare .
Non è stato facile… anzi , direi sia stato difficile, faticoso. Ancora oggi vivo momenti in cui mi sembra di non farcela, di fare qualcosa troppo difficile, troppo…
In questi 20 mesi bee.4 è stata, in un crescendo sempre più consapevole, la mia casa, il luogo dove la detenzione si è trasformata in uno stimolo, in un riscatto…
Lavorare in un call center è complesso, in uno stressante e stimolante, adrenalinico e logorante.
Spesso mi sono venute alla mente le mie esperienza da utente: l’aggressività, quasi sprezzante con cui trattai l’interlocutore, l’impotenza di fronte a risposte che all’ovvio univano tutto il senso della limitazione, la consapevolezza che in ogni relazione deve prevalere la disponibilità ad ascoltare deponendo le “armi” della pretesa.
La pretesa di una risposta che sia quella che ci si aspetta; la pretesa di una soluzione ad un problema che quasi sempre dipende da noi e non dagli altri (è stata staccata la corrente perché mi sono dimenticato di pagare la bolletta…ma pretendo che venga subito riattaccata…).
Con bee.4 in carcere non ho solo imparato un mestiere, un mestiere fatto di competenza, quella competenza che si deve avere per poter gestire con semplicità i problemi degli altri, ma ho imparato a gestire il mio carattere, a spogliarmi della mia presunzione (fatta anche da una cultura e una istruzione speciali che non devono mai però essere usate come superiorità bensì tradotte in semplicità).
In questa esperienza lavorativa che mi ha consentito di vivere con maggiore consapevolezza la mia condizione di detenuto, ha avuto modo di costruire una formazione e conoscenza nel campo dei servizi di erogazione dell’Energia (elettrica e gas), una formazione e conoscenza necessarie da un lato a prestare il servizio fronte office al “servizio clienti” dove gli utenti/clienti chiamano per informazioni – lamentele – problematiche legate alle loro utenze
Con questo lavoro “sul campo” ho capito che l’approccio deve essere sempre quello positivo, mai aggressivo e sovrastante. Il cliente che chiama deve sentirsi compreso, ascoltato, rassicurato ; l’approccio del risponditore deve essere quello di chi sa cosa sta dicendo, ascolta con disponibilità lo “sfogo” del cliente senza pretesa di imposizione.
E’ un momento di importante formazione, consapevoli che per rispondere occorre sapere e conoscere.
La formazione si è completata con i servizi di back office dove l’approfondimento dei contenuti e delle dinamiche dei servizi di energia ha consentito una maggiore conoscenza del “nuovo” mondo dell’energia di libero mercato, con la complessa presenza di Gestori di servizi (Distributori) e venditori della materia (Fornitori) entrambi appartenenti ad una realtà governata dalla Autorità posta quale “arbitro” tra chi l’energia la distribuisce e i clienti fruitori dei servizi che la utilizzano.
L’esperienza lavorativa in carcere con bee.4 non è tuttavia solo azione, è anche e insieme condivisione. Un’ esperienza unica che unisce detenuti e civili, impegnati a lavorare fianco a fianco, in una azione di solidarietà partecipata.
E’ una insperata e inaspettata cooperazione tra carcere e società, tra dentro e fuori i confini di un mondo che sembra sempre troppo dimenticato dalla società civile ed economica.
In carcere ho sperimentato l’incontro tra società e volontà di ri-nascita di ri-cominciare.
bee.4 rappresenta nel concreto vero questo incontro, bee.4 è il viatico attraverso il quale la società economica delle imprese si apre al lavoro dei detenuti, attraverso il quale ai detenuti viene offerta la possibilità non solo di lavorare ma di dimostrare di meritare il lavoro che la società è disposta ad offrire.
Non c’è solo una società che condanna, una società che aborrisce di fronte al fatto che dei detenuti possano avere una opportunità di lavoro quando molti cittadini faticano a trovare lavoro.
C’è una società e ci sono Aziende disposte a scommettere sulla volontà di chi è in carcere di volersi riscattare, è su questo desiderio di riscatto che fa leva l’apertura di credito delle Aziende che offrono lavoro.
Questa offerta ha tuttavia bisogno di una mediazione operativa… Questa mediazione l’ho incontrata in bee.4 capace di porsi nella funzione di veicolo catalizzatore della offerta lavorativa a cui noi detenuti-lavoratori dobbiamo con il nostro impegno la consapevole gratitudine per una imperdibile nuova opportunità.
Grazie di cuore bee.4!
L.